Gli assortimenti sono in evoluzione. Partiamo da una considerazione: il display degli spumanti può variare considerevolmente nel corso dell’anno, è questa una caratteristica che denota da sempre il reparto. Nel periodo delle ricorrenze aumenta in modo esponenziale l’ampiezza e la profondità dell’assortimento rispetto alla media annuale. Ci possono essere marchi di spumanti che sono presenti o hanno una certa visibilità nel display praticamente solo sotto Natale o nel periodo pre pasquale. In questi mesi, grazie sia all’allargamento dell’assortimento sia all’esposizione di referenze tipicamente da ricorrenza (per esempio confezioni natalizie, bi-pack o pack con i lievitati da ricorrenza, i cosiddetti abbinati, esposizioni preferenziali) aumenta in modo significativo lo spazio dedicato alla categoria. Durante i periodi nei quali c’è il picco delle vendite sono soprattutto le marche tradizionali del mercato, definibili mainstream o anche marche familiari (in primisi Gancia, Martini&Rossi, Cinzano), ad avere il maggior appeal sul consumatore. La segmentazione del mercato rimane comunque determinata sostanzialmente dal posizionamento di prezzo: le marche mainstream sono centrali al display e quelle che sviluppano i maggiori volumi, nell’area convenienza si collocano i prodotti value for money e soprattutto i prodotti di fascia più economica, mentre nella fascia alta troviamo le marche upper mainstream e in particolare gli spumanti premium, soprattutto il metodo classico con brand che sono tra i leader della gdo in termini di valore e molto gettonati per il botto di fine anno.
Guardando il quadro generale, la spumantistica italiana cresce anche e soprattutto grazie al successo del prosecco che spinge l’export e influenza il mercato interno imponendosi sugli scaffali dei format moderni come tipologia trainante. In generale la performance positiva degli spumanti coinvolge tutte le aree e canali, con un aumento trasversale delle referenze medie della categoria e i numeri lo dimostrano.
Aldo Scirocco, category manager bevande/confetture Multicedi, ci conferma una situazione di mercato piuttosto rosea: “La categoria spumanti/champagne ha chiuso il 2017 con numeri positivi per quanto riguarda le vendite, sia in termini di volumi che in termini di fatturato, con incrementi rispettivamente dell’11,7% e del 13,4% (il dato è riferito all’andamento in Multicedi). Nelle sottocategorie da noi classificate lo champagne è cresciuto del 12,12% in volume e del 17,59% in valore, lo charmat dolce rispettivamente del 5,9% e del 2,2%; trend estremamente positivo anche per lo charmat secco (17,09% e 20,52%) e per lo spumante classico (13,73% e 15,18%). In generale si registra una sofferenza di tutto il mondo ‘dolce’ (in particolare per il Brachetto), con l’Asti in difficoltà (confermata anche dal lancio dell’Asti secco come extrema ratio). In questa situazione, proposizioni di vendita aggressive in termini di pricing supportano i volumi. Dal canto suo tutto il mondo bollicine dry-extra dry cresce e si sviluppa anche in termini di domanda, con una scelta che appare sempre più qualitativa e selezionata (Franciacorta-Prosecchi-Trento doc riserve-Pas dose’). Il Prosecco merita un focus a parte in termini numerici: +28% in volume e + 33% in fatturato. Crescono in egual modo i doc e i docg. Per quanto attiene alle fasce di prezzo, registriamo ottime performance nella fascia fra 3,99 e 5,99 euro, prezzi altresì difficilmente replicabili in futuro per i noti rialzi inflazionistici”.
“Nell’assortimento le marche più gettonate restano Ferrari e Berlucchi” dice il category di Multicedi, “ ma cresce la notorietà di Bellavista; nei prosecchi si distinguono Carpene’-Maschio-Mionetto ma anche marchi minori, In particolare nel mondo docg Valdobbiadene, dove la ‘provenienza territoriale distintiva’ induce Interesse e fiducia nel prodotto. Per quanto concerne la regionalità, non vi è dubbio che i trend importanti dei consumi di bollicine stiano spingendo anche i produttori di vino regionali alla spumantizzazione delle eccellenze locali; si tratta di un fenomeno che dovremo considerare nei nostri assortimenti in quanto le Falanghine spumantizzate, i Greco e gli Aglianico presenti sul mercato (si consideri per esempio pianeta Dubl di Feudi di San Gregorio) guadagnano volumi e notorietà costantemente”.
Per quanto riguarda la segmentazione merceologica di base, gli spumanti sono classificabili in due principali sottogruppi: i secchi (prosecco, di vitigno, metodo classico e altri secchi generici) e dolci (Asti, Brachetto, Moscato e altri dolci) mentre lo champagne costituisce una tipologia a sé stante. Escludendo per l’appunto lo champagne, la categoria spumanti nei format moderni è rappresentata in valore per circa il 61% da charmat secchi, per il 15% dai charmat dolci e per il 24% dal metodo classico. Bisogna altresì sottolineare che da solo il Prosecco sviluppa oltre il 40% in valore, dato considerevole tanto più se pensiamo che 7-8 anni fa la sua incidenza in valore sugli assortimenti era intorno al 30%. È indubbiamente una tipologia di bollicine che ha dato una grossa spinta alle vendite nella gdo, passate nel periodo citato per gli spumanti da circa 270 milioni di euro e 43 milioni di litri ad oltre 385 milioni di euro e 58 milioni di litri nel 2017, mentre i valori dello champagne sono cresciuti nello stesso periodo in modo trascurabile.
Per Guido Fioravanti, buyer beverage Gruppo Gabrielli, “nell’ultimo anno la categoria ha registrato una crescita complessiva di circa il 6%, ma va precisato che l’andamento risulta molto diverso a seconda delle tipologie di prodotto. In particolare il prosecco ha fatto registrare una crescita importante, pari a circa il 30%, mentre le altre categorie hanno avuto performances negative (sia charmat secco e dolce che metodo classico). All’interno della categoria spumanti bisogna poi evidenziare che prodotti legati al territorio come il Pecorino e la Passerina spumantizzati continuano a mettere a segno perfomances positive”.
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