Si naviga a vista, non solo nella gdo ma in tutto il mondo economico. Siamo poco avvezzi a far collimare i bisogni di sicurezza, di salute a quelli dell'economia, negli anni abbiamo sviluppato altre sensibilità e una pandemia non era prevista.
Così ci siamo trovati a fare i conti con una variabile sconosciuta, regole di comportamento che arrivano dall'alto e che possono cambiare da un giorno all’altro.
Anche per quanto riguarda l’andamento dei consumi, si viaggia tra cauto ottimismo e previsioni più nere. In tutto questo, i “prezzi del supermercato” sono diventati subito argomento di dibattito e, come spesso succede, la gdo rischia di finire stritolata nella facile tiritera accusatoria ma mediaticamente vincente, in cui la si accusa di strozzare i fornitori e sfruttare i consumatori.
Nell'inchiesta, che troverete nelle prossime pagine, abbiamo provato a fotografare il momento, perché, l'abbiamo detto, nulla è per sempre, e ancora di più oggi, dove tutto può cambiare in un giorno, così anche nel determinare assortimento e scala prezzi, si evidenzia dalla nostra ricerca, in cui abbiamo intervistato amministratori delegati e direttori commerciali delle catene retail, la necessità di imprimere alla gestione ancora una maggiore flessibilità gestionale.
In un panorama così imprevedibile, sicuramente risultano vincenti le private label, premiate dalle scelte del consumatore già nei mesi del lockdown e che oggi sono diventate la bandiera di convenienza del retailer; basti pensare ai panieri di prodotti a prezzo fisso o ai box di prima necessità a prezzo calmierato.
Adesso cosa ci aspetta?
Lato prezzi: promozioni sì, ma più dosate rispetto al passato, almeno ipoteticamente, poi l’industria probabilmente spingerà per aumentarle.
Più prodotti di primo prezzo, per arginare l’avanzata del discount. Mentre lato offerta continuerà il made in Italy a tutto campo, quindi, non solo nello specialty, ma puntando al “fatto in Italia” tout court. Il fresco? Rimane la grande scommessa, tutta da ri-giocare in chiave sicurezza.