Allianz Trade ha da poco pubblicato uno studio che si focalizza sull’incremento dei prezzi relativi ai generi alimentari. Se la Germania sta sperimentando un’inflazione come non si vedeva dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, in Italia va solo un po' meglio. Una situazione che, combinato al rallentamento della crescita economica, sta pesando in maniera considerevole sulle tasche degli italiani.
Dopo aver assistito a un generale aumento nel 2021 (+31%), la società del gruppo Allianz attiva nell’assicurazione crediti, con specializzazione in cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico prevede un’ulteriore crescita dei prezzi fino a stimare un +23% nel 2022, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime come il carburante, l’elettricità e i fertilizzanti. A incidere sui prezzi anche i modesti rendimenti agricoli, che si sono tradotti in basse scorte, e, più recentemente, l’'invasione russa in Ucraina, che ha avuto un impatto non solo sulla fornitura di generi alimentari, come grano e petrolio, ma ha anche prodotto effetti sui prezzi dei prodotti sostitutivi.
L’impatto sui consumatori
Una situazione che inevitabilmente impatterà sui consumatori finali. Stimando che i rivenditori trasferiranno sui prezzi al consumo tre-quarti dell’aumento dei costi della produzione, gli analisti prevedono che l’inflazione alimentare inciderà sulla spesa del consumatore europeo in media 243 euro in più, per lo stesso paniere di prodotti alimentari, rispetto al 2021.
Analizzando questo maggior esborso, tra i Paesi presi in analisi, si stima che gli italiani dovranno mettere a budget 229 euro in più, mentre in Germania si arriverà addirittura a spendere 254 euro, mentre in Francia l’incremento si limiterà a 224 euro e in Spagna a 200 euro.
La pasta traina verso l'alto
“In Italia tutti i principali beni alimentari acquistati dalle famiglie sono in aumento”, racconta Luca Burrafato, responsabile Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa di Allianz Trade. “Nel confronto a un anno la pasta segna il maggior incremento con un +12,5%, olii e grassi sono a +10,3% e le verdure +10%. Seguono, con incrementi appena al di sotto la doppia cifra, la frutta, la carne e le bevande”. I produttori di alimenti e bevande dell'Eurozona hanno già provveduto ad apportare rincari in media del +14%, dall'inizio del 2021, con maggiori aumenti riscontrati soprattutto nei prodotti in uso nella vita quotidiana, inclusi oli e grassi (+53%), farine (+28%) e pasta (+19%).
Tendenza diversa quella dei prezzi al dettaglio degli alimenti, che hanno registrato solo un modesto +6%; il che significa che i rivenditori hanno per ora trasferito meno della metà dei costi più alti di produzione sui consumatori finali.