Accanto al tema dibattuto del Nutriscore si sente sempre più spesso parlare di Yuka, un’applicazione lanciata nel 2017 da un gruppo di informatici francesi con l’obiettivo di aiutare i consumatori in scelte più consapevoli negli acquisti e, di conseguenza, nell’alimentazione. La società si definisce indipendente perché non riceve sovvenzioni da aziende terze, il che permette un certo grado di oggettività senza l’influenza di brand sponsor. Infatti, in app non sono presenti pubblicità, che determina l’alto grado di autonomia. In ultima analisi, Yuka è una delle rare piattaforme che non usa o cede i dati degli utenti iscritti.
L’autofinanziamento di Yuka
Ma, quindi, come può Yuka finanziarsi? L’azienda ci tiene a raccontare questo lato del business, per evidenziare ancora una volta il livello di indipendenza. Sono tre le fonti di reddito e la prima è la versione premium dell’app: attraverso il pagamento di una quota gli utenti possono usufruire di funzionalità aggiuntive come gli alert personalizzabili o l’utilizzo offline. Inoltre, Yuka commercializza il libro “La guida all’alimentazione sana”, altra fonte di reddito che provvede a raccontare la composizione ideale dei pasti quotidiani e i consigli su una sana nutrizione; si affianca, poi, il calendario (disponibile per ora solo in Francia e Spagna) con la frutta e la verdura di stagione per educare gli utenti a all’acquisto consapevole di prodotti che non derivino da serre o da coltivazioni estere colpevoli di costi di logistica e inquinamento.
Come funziona?
Yuka offre la possibilità di scannerizzare i codici a barre dei prodotti all’interno dei punti di vendita dando al fruitore una scheda della referenza. Qui, l’app dà un giudizio tramite colori e voto in centesimi in relazione alla salubrità del prodotto e dei suoi ingredienti. Per dare una misura, una referenza considerata equilibrata e priva di additivi, se non è bio, può raggiungere un punteggio massimo di 90/100.