Conad ha avviato da circa due anni un processo di digitalizzazione della catena logistica tra l’hub nazionale e i 18 Cedi delle 8 cooperative socie. Il progetto prevede la completa digitalizzazione del flusso informativo che accompagna le merci in ogni loro parte: dall’ingresso con provenienza fornitori, alla presa in carico a destino nei cedi. La merce deperibile transita dall’hub nazionale, il magazzino centralizzato. In questa sede sono apposte tutte le etichette e applicate al termine dell’attività di picking in corrispondenza di ogni Sscc (aggregato di merci a cui è assegnato un codice che contiene un numero di spedizione). L’associazione Sscc con tag Rfid è priva di errori. Successivamente la merce transita nei varchi di uscita in cui le antenne riscontrano il passaggio. Questa parte di processo ha richiesto un affinamento e perfezionamento per portare il livello di lettura senza errori ai tassi attuali del 99%. L’hub centrale di Conad è stato dotato di varchi anche per la merce in entrata, in previsione di accettare le merci già taggate dai fornitori. Attualmente il maggiore fornitore del comparto, Grandi Salumifici Italiani, invia le merci già taggate anche se l’ingresso delle stesse è ancora in una fase di perfezionamento nell’efficienza di lettura che prevede l’adeguamento della potenza delle antenne.
La merce esce dai varchi del magazzino centrale e caricata sui camion con documento di trasporto digitale in formato Desadv. Ogni Cedi è “varcato”, così da consentire l’ingresso delle merci riconoscendone tipologie e quantità automaticamente. Agli operatori è restituito sul terminale la lista di attesa e progressivamente mentre entrano i prodotti, la spunta di progresso. Il sistema così implementato ha dato risultati molto soddisfacenti ma permangono in essere due sistemi attraverso i quali le merci possono essere presi in carico: basandosi esclusivamente sul Desadv oppure rietichettando le merci. Si prevede che con il passare del tempo, gli operatori avranno la possibilità di verificare l’affidabilità del sistema con abbandono del riscontro manuale. Un processo che sarà abbandonato sulla scorta di una esperienza operativa affidabile. Chi oggi usa esclusivamente il Desadv, di tanto in tanto ferma le merci ed effettua un check sulle stesse. Un altro miglioramento dei processi logistici è sostanzialmente l’azzeramento degli errori di inversione: non può succedere che un pallet sia caricato su un mezzo con un destino diverso da quello programmato grazie all’auto-id e agli allert. L’introduzione delle tecnologie auto-id con etichette Rfid e relativi processi di apposizione, varchi, antenne ecc, ha richiesto un investimento significativo. Il tempo di recupero dello stesso (payback period) è computato in 3-4 anni. Un periodo che dipende in larga misura dal costo dei tag Rfid che non hanno visto negli anni una significativa riduzione dei prezzi.
Complessivamente il progetto di digitalizzazione con riconoscimento automatico da hub a Cedi è focalizzato sul food deperibile. Conad, nell’arco di pochi mesi, punta a portare al massimo perfezionamento i processi, anche con il coinvolgimento dei maggiori fornitori che consegneranno le merci in pallet o aggregato già taggati. È comunque già considerata una seconda fase in cui andare oltre il mondo dei deperibili per entrare negli alimentari con shelf life più lunga. Il progetto di Conad sta interessando i fornitori anche se l’implementazione massiva è legata alla disponibilità di budget per l’investimento. Questo elemento è sostanzialmente ciò che oggi sta limitando la velocità di adozione. In generale, chi adotta queste tecnologie, costruisce del valore che però è trasferito a valle senza un beneficio diretto. Tuttavia ciò rafforza l’affidabilità della supply chain è la partnership tra industria e distribuzione, fattore decisivo per l’investimento.
FULL DIGITAL? ANCHE UN TEMA CULTURALE
Il progetto di Conad è entrato nella fase estesa in cui i maggiori fornitori saranno chiamati ad aderire con tag alla fonte nelle forniture. Gdoweek ha incontrato Andrea Mantelli, responsabile supply chain di Conad.
Quali i problemi che avete riscontrato con l’utilizzo dell’Rfid?
Utilizziamo tag Rfid passivi Vhf che rappresenta oggi la tecnologia migliore per i processi che abbiamo digitalizzato. I tag Rfid hanno dei limiti quando utilizzati vicino a oggetti metallici oppure a dei liquidi. E per questo motivo possono incorrere degli errori di lettura. Da quando abbiamo adottato questa tecnologia nel nostro hub di Fidenza, abbiamo lavorato per migliorare la precisione di lettura con una collocazione sempre più accurata delle antenne nei varchi.
Con quali risultati?
Il lavoro di ottimizzazione ha compreso anche l’utilizzo di etichette differenti fino a raggiungere la configurazione migliore e nuove antenne sempre più efficaci. Oggi abbiamo un livello di precisione che raggiunge il 99%. E non solo sull’hub di partenza ma anche sui magazzini che ricevono la merce nei quali i varchi di transito hanno raggiunto un’efficacia molto soddisfacente.
E rispetto ai fornitori?
Parallelamente allo sviluppo dei sistemi auto-id stiamo procedendo nell’opera di convincimenti sui fornitori a cui chiediamo sempre l’utilizzo dei documenti di trasporto in formato elettronico (Desadv).
E come evolvono queste progettualità?
L’anno scorso siamo partiti con un progetto per la definizione del Recadv, l’informazione di ritorno dell’esito di consegna. Nell’estate 2016 abbiamo lavorato in sede di testing in alcuni dei nostri Cedi. In una prima fase abbiamo mantenuto il cartaceo per arrivare in questi primi mesi del 2017 al risultato di eliminare la carta e utilizzare il solo tracciato.
Con quali impatti operativi?
Al posto della firma tradizionale si usa il pin con la firma digitale. Tuttavia uno degli aspetti di cui non si è tenuto conto inizialmente è il tema culturale. La totale digitalizzazione che non prevede la presenza di documenti cartacei, mette in difficoltà l’operatore che trova tradizionalmente il risconto su documento cartaceo, preferibile. Progressivamente stiamo superando questa difficoltà.