Quest’anno Kiabi, la catena francese della moda low cost per la famiglia, compie quarant’anni: nel 1978, vicino a Lille, i Mulliez (famiglia fondatrice e proprietaria di Auchan) aprirono il primo punto di vendita. Dieci anni dopo, circa (1988) anche Kiabi adotta l’azionariato diffuso (per i dipendenti), concetto sconosciuto e alieno al retail italiano, ma ben noto ai distributori francesi nel food e nel non food. Rispetto a Leroy Merlin e Decathlon, che sono state le prime grandi superfici specializzate stand-alone di Auchan a svilupparsi in Italia, Kiabi è rimasta nell’ombra per molto tempo fino a una decina di anni fa (nel 2009 debutta il sito eCommerce) per poi prendere un take off che la farà viaggiare, nelle intenzioni dei piloti, per i prossimi cinque anni in una rotta di espansione sia in Italia, sia a livello mondiale.
L’ampliamento del network retail si conferma uno dei motori della crescita del gruppo francese, che nel 2017 è arrivato a quota 500 negozi nei 14 Paesi nei quali è presente, con l’obiettivo 2021 di arrivare a 700 punti di vendita, alcuni dei quali saranno aperti in shopping center di prima fascia nei centri storici delle maggiori città mondiali, Italia compresa. Kiabi considera la cross-canalità uno dei suoi punti forti. La sinergia tra canale fisico ed eComerce sembra funzionare: stando a quanto comunica la stessa Kiabi, sono 5 milioni i visitatori unici l’anno e 22 milioni i clienti totali. Massimo Pozzi, direttore sviluppo di Kiabi Italia, aggiunge a questo proposito: “L’approccio omnicanale di Kiabi che ben intercetta le esigenze dei propri clienti, confermandosi generatore di traffico negli shopping center, in cui è presente o apre, ci vede ora pronti con entusiasmo alla sfida del centro città. Le prime aperture avverranno proprio tra la fine di quest’anno e i primi mesi del 2019”.
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