Nel 2007 Almaverde Bio ha aumentato le sue vendite del 18% raggiungendo i 22,4 milioni di euro a fronte dei 72 milioni di euro prodotti, dove la differenza è andata nei prodotti a marca privata.
L’aumento di Almaverde è un risultato molto significativo perché viene dopo un biennio 2004/2005 difficile, dove, nonostante vari tentativi, il management di Almaverde non riusciva a far decollare le vendite. Qual è stato il punto svolta? Nell’incontro con la stampa che si è tenuto a Milano il 2 aprile, per comunicare i positivi dati di vendita, è stato svelato il key factor: Renzo Piraccini il presidente del consorzio, supportato da Roberto Della Casa docente di marketing agroalimentare, ha spiegato che è bastato definire tre prezzi fissi: 0,99, 1,49 e 1,99 euro. Tali prezzi si sono fatti corrispondere a un peso tondo che ovviamente varia in funzione del tipo di merce di quel tal prodotto, ma non è questo che conta.
Percezione di ragionevolezza del prezzo
Ciò che conta è infatti l’entità della battuta di cassa che viene percepita come ragionevole dal consumatore, a prescindere dal fatto che se, per esempio, con il biologico ci compro 750 g di pomodori, con il non biologico, a parità di cifra, ce ne comprerei magari 1.000.
Dunque è la percezione di ragionevolezza del prezzo fare la differenza, a consentire di superare la morsa del differenziale di prezzo fra bio e non-bio nel confronto diretto a parità di peso, lasciando agire le suggestioni positive del biologico e con buona pace della voce "prezzo medio" sicuramente più razionale, ma poco gratificante. Non è la prima volta che tale stratagemma commerciale è stato impiegato, ma l'importante è che abbia funzionato.