Il Parmigiano Reggiano supera una crisi decennale

Il re dei formaggi sembra essersi scrollato di dosso una lunga crisi strutturale che si è trascinata per circa un decennio. Tanto che, nel 2011, i numeri hanno riportato il sorriso sulla bocca degli operatori e permettono di guardare al mercato con un moderato ottimismo.

Migliora la redditività
“Oggi -dichiara Giuseppe Alai (in foto), presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano- i produttori possono guardare al mercato con più serenità, ma soprattutto con una redditività e una possibilità di investimento che mancava loro da molti anni”. Una soddisfazione moderata, tuttavia, da alcuni indicatori che permangono negativi, come un eccessivo incremento della produzione nello scorso anno attestatosi a +7,1%, quasi il triplo rispetto al +2,4 del 2010 e la continua contrazione della struttura produttiva, con un calo ulteriore del numero dei caseifici attivi  che si attestano sui 383 cioè 9 in meno rispetto al 2010 e degli allevamenti a 3.558, 96 in meno.

Limitare la crescita della produzione
“La crescita della produzione - aggiunge Alai - va riportata rapidamente entro i limiti sopportabili dal mercato. Per questo l'approvazione dei criteri di gestione dei piani produttivi da parte dell'Assemblea dei soci del novembre scorso, con gli annessi contributi consortili aggiuntivi per chi sforerà i tetti produttivi è incoraggiante”. Il presidente, tuttavia, rileva come siano le forti oscillazioni del prezzo al pubblico a determinare un calo della fidelizzazione, soprattutto in un momento di crisi.

Minaccia dai formaggi duri esteri
I formaggi duri d'importazione stanno guadagnando terreno e il Parmigiano Reggiano perde un 4% delle vendite. Contro questa flessione il Consorzio del Pr-Re vuole reagire puntando su Horeca, export (32% delle vendite totali, +7,7% in Europa) e canali innovativi, come il vending.

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