Mi sono interrogata su che cosa significhi oggi il termine “bazar” per una catena della distribuzione e, devo ammettere che non ho trovato una risposta precisa. Da tempo sono spariti i “bazar”, quelli veri, gli stand alone, e non per scelta, ma per mancanza di vera specializzazione e nel contempo incapacità di vendere a prezzi realmente concorrenziali. Sembrerebbe che l’interpretazione più corretta del bazar oggi in Italia la stiano dando i discount con le loro offerte a quantità limitata e a prezzi “affare”. Declinazioni europee del modello di business di Costco che, negli Stati Uniti, fidelizza i clienti a colpi di “novità” settimanali, non comunicate tramite volantino (volutamente) proprio per garantire la sorpresa. Per il bazar tradizionale con le sue merci che vanno dal casalingo, al giocattolo, passando per l’intimo e l’edicola, è tempo di scegliere che cosa vuole fare da grande ciò che è servizio, quanto deve diventare specialità e a quanto sia necessario rinunciare. Tutto sotto lo stesso tetto non ha più senso, nel momento in cui dentro a uno smartphone c’è l’offerta di Amazon, di eBay, di Alibaba.
Ha ancora un senso parlare di bazar per super e iper? Oppure meglio poche e selezionate "specialità"? L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Gdoweek n. 4)