Inviata una lettera aperta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dall’amministratore delegato di Kasanova SpA (550 negozi in Italia e 2.000 dipendenti), Maurizio Ghidelli. Il tema è la "troppa iniquità, spesso immotivata, nella scelta delle aperture e delle chiusure e dei prodotti”.
Ghidelli rileva che nel decreto varato il 3 novembre scorso è stata “concessa la vendita di alcune categorie di prodotto – come ad esempio quella degli elettrodomestici – considerate utili ad assecondare le necessità del periodo, generate da una casa vissuta più intensamente per via della pandemia. Qui nasce la prima diseguaglianza commerciale: perché una pentola a pressione elettrica deve essere considerata utile per la casa, e quindi vendibile al pubblico, mentre una pentola a pressione adatta ai fuochi tradizionali no?”. Analogo discorso vale per un’aspirapolvere rispetto a piatti, bicchieri e stoviglie.
“Nel Dpcm del 3 novembre – continua Ghidelli nella lettera – si è perpetrata poi un’ulteriore discriminazione, per altro già iniziata con il lockdown di novembre, nei confronti dei centri commerciali: nei giorni festivi e prefestivi dovranno rimanere chiusi anche a dicembre…”. E all’interno dei centri commerciali chiudono i negozi ma rimangono aperti supermercati e al loro interno è consentito vendere tutte le categorie merceologiche, lasciando così “la strada spianata alle vendite web ‘non italiane’, che traggono un vantaggio da queste “decisioni destabilizzanti”.
Ghidelli si rivolge così a Conte con preghiera “di appianare urgentemente queste disuguaglianze che rendono impossibile alla classe imprenditoriale di competere tra pari.
Stiamo parlando del destino di centinaia di migliaia di persone che vivono del lavoro svolto nei centri commerciali e che, dovendo chiudere a dicembre, dovranno affrontare una situazione difficile e faticosissima. Perché chiudere i centri commerciali a dicembre? Si diceva che avremmo fatto sacrifici a novembre per poter riaprire i negozi a dicembre. Per negozi credo sia giusto intendere tutti i punti vendita, senza discriminazioni…”.
Ghidelli conclude il suo appello invitando il premier Conte a recepirlo come “una forma di protesta gentile ma accorata”.