Fashion sostenibile: vale anche per l’area vendita

Fashion sostenibile

Le aziende del fashion si stanno muovendo con sempre maggior attenzione alla sostenibilità, spinte dalla popolarità dei temi ecologici e anche da un'economia che tende a promuovere un uso consapevole delle risorse. Il fashion sostenibile di retailer e produttori come Ovs, le attenzioni e il piano di Zalando nell'online, e le iniziative del mercato del lusso come Chanel con le materie prime naturali e il packaging attento all'ambiente, la piattaforma online carbon neutral di Gucci, Equilibrium, iniziative locali come quella di New York che ha chiesto alle aziende che operano sul proprio territorio di comunicare i dati sugli impatti climatici e sociali, in vista degli obiettivi dell'Agenda 2030. La filiera della moda ha un forte impatto ambientale e cominciano a tenerne conto anche le amministrazioni cittadine. Ma non solo, anche lo spazio del retail, il negozio, che sia fisico od online, consuma risorse. Per questo alcune aziende dello shopfitting e dell'arredamento si sono impegnate per adottare soluzioni sostenibili, o ancor più convintamente, per certificarsi, come Zordan con B Corp.

I trend del fashion sostenibile

Su quali direttrici si stanno concentrando le aziende per contenere l'impatto ambientale? I macro trend individuati da Zordan riguardano 3 ambiti: tessuti e materie prime, il processo produttivo, il negozio. Partiamo da qui.

Spazi del retail, concetti sostenibili

Per il fashion, e non solo, il negozio è un luogo di rappresentanza: ancor di più nel lusso, dove ogni aspetto dell'esperienza d'acquisto e di incontro con il brand deve essere coerente con il posizionamento. Oltre i servizi legati alla vendita e al prodotto, non mancano caffè, riviste, spazi instagrammabili e così via. Il calcolo della Cfp, Carbon Footprint, si può fare anche per lo store e per gli arredi che lo decorano: dalla produzione allo smaltimento alla logistica. Ogni aspetto si può calcolare e compensare, i consumi di energia, di acqua, l'impatto dei trasporti. E questa scelta potrebbe far parte dell'immagine aziendale, qualora venisse resa accessibile al cliente con una operazione trasparenza. I brand stanno già prendendo posizione, si tratta di trovare il modo per trasmetterla ai clienti, visto che da sola la fashion industry è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra (dati Onu).

Tessuti, materie prime

Chiave per una filiera sostenibile è la durata dei capi, meno effimera, e la possibilità di riciclare quello che non si veste più, o proponendolo sul mercato dell'usato o ricondizionato, oppure come materia prima per produrre nuove fibre dal riciclo. Alcuni retailer hanno già proposto il calcolo della Carbon Footprint per ciascun capo in vendita, indice che tiene conto di fattori diversi, dalle materie prime ai sistemi produttivi. A fine marzo sarà approvata la nuova strategia europea per il tessile sostenibile, per regolamentare questi aspetti e dare uniformità ai produttori che adottano il "green claim". Nel frattempo alcuni, come Yamamay, sviluppano collezioni dal "sapore" nuovo.

Fashion sostenibile grazie alla produzione

I rincari nella logistica, nelle materie prime e per l'energia stanno forzando tutti a ripensare i processi produttivi, nei quali la sostenibilità dovrà entrare in modo trasparente, con dati e indici ben precisi, dice il report "The State of Fashion 2022".

Significa selezionare i fornitori tenendo conto anche di parametri legati all'ambiente e al sociale, anche per le produzioni in outsourcing. Ma anche i fornitori per l'acquisto delle materie prime, le scelte nel packaging e così via lungo tutta la filiera.

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