“Cosa cambia? Ormai non molto, ma qualcosa”. Secondo Esselunga è questo l’effetto principale del recente decreto “Salva Italia”, che ha liberalizzato gli orari di apertura al pubblico degli esercizi commerciali al dettaglio.
“Veniamo da un tempo, normato dalle leggi 426 e 558 del 1971- ove l’apertura era limitata a 8 ore giornaliere e ad un massimo di 44 ore settimanali -si legge in un recente comunicato nel quale l’azienda guidata da Bernardo Caprotti spiega la propria posizione sul tema degli orari di vendita-. Ciò, allo scopo di proteggere il piccolo commercio; con disposizione successiva, il compianto Ministro Giovanni Marcora, nel 1987, accordava tempi di apertura più liberali: 13 ore giornaliere da attuarsi nella fascia oraria compresa tra le 8,00 del mattino e le 21,00 della sera; ed è così che, da anni, siamo dunque liberi di praticare questo orario di apertura, mentre solo in qualche negozio della Toscana apriamo dalle 7,30 alle 20,30. Abitudini locali.
Aperture domenicali e festive
Se, quindi, con la nuova normativa, non si verifica nessun cambiamento significato a livello di orario settimanale, qualcosa si muove, invece, sul fronte delle aperture domenicali e festive “sebbene anche qui non si tratterà più, ormai, di una devastante rivoluzione, come artatamente viene presentata da alcuni. Perché anche sui festivi una parziale libertà è già in atto: molti negozi, infatti, sono aperti circa 20/25 domeniche l’anno, che diventeranno 47/48, mentre i negozi posti in località turistiche già ora sono sempre aperti alla domenica.
Quello che cambierà veramente -prosegue Esselunga- è che sia i consumatori sia noi operatori saremo sgravati dal balletto settimanale di queste aperture a singhiozzo, nella quale ogni Amministrazione Comunale decideva, magari all’ultimo momento.
Ora potremo pianificare liberamente e razionalmente tutto il sistema: rifornimenti, organizzazione del lavoro, eccetera. I consumatori potranno fare la spesa in libertà, mentre per le persone impiegate nelle Regioni e nei Comuni per gestire il balletto settimanale di cui sopra, assieme agli impiegati di associazioni, commercianti, ambulanti, eccetera, andrà trovata una nuova più produttiva occupazione”.
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