Tempo di bilanci per Despar, che in occasione della Convention 2018 fa il punto dei risultati raggiunti lo scorso anno e delinea i prossimi obiettivi. Il futuro? Uno sviluppo fatto di aperture, ristrutturazioni e restlyling di punti di vendita, oltre che innovazione, che parte innanzitutto dalle referenze a marchio privato, con 280 lanci previsti e l’ambizione di aumentarne del 3,5% il fatturato, superando il 19% di incidenza sulle vendite (attualmente al 18,6%).
Un proposito che passa da un lavoro a stretto contatto con i produttori per intercettare e anticipare, le nuove tendenze del mercato. Ad offrirci un quadro complessivo è il presidente di Despar Italia, Paul Klotz.
Parliamo del supermercato e del consumatore di oggi …
Durante la crisi il consumatore è cambiato, ha imparato a risparmiare e a dare una seconda vita agli avanzi. Questo periodo difficile, durante il quale Despar Italia è comunque riuscita a crescere, è ormai passato. Il consumatore, però, resta diverso. Oggi non cerca più l’opulenza, ma un altro tipo di prodotto, di cui conosca tutta la filiera. Si mangia meno, ma meglio.
Per quanto riguarda le strutture di vendita: il mercato si sta trasformando e quelle grandi hanno più difficoltà di quelle piccole, per vari motivi: innanzitutto, il cliente investe meno tempo per fare la spesa e, a quella settimanale, ne preferisce una quotidiana o quasi (da noi entrano anche due volte al giorno, mattino e sera). Inoltre, la popolazione cambia: ci sono tanti single e il supermercato torna ad essere un luogo di incontro e relazione. Questo va a favore della filosofia Despar, che ha sempre puntato su strutture medie-piccole inserite nel quartiere e con bacino d’utenza limitato, luoghi dove si può anche andare in bici o a piedi.
L’arrivo del retailer tedesco Aldi, nel frattempo, ha cambiato qualcosa?
Stiamo già convivendo con Aldi nel Nord-Est, dove hanno aperto i primi punti di vendita. Stiamo vedendo i loro passi: fanno dei punti di vendita molto moderni e belli, si sono calati in una realtà che non è tedesca e devono ancora conoscere il mercato e il consumatore italiano, nonché affrontare la guerra di prezzi nella loro categoria con i competitor esistenti come Lidl ed Eurospin. Saranno molto impegnati nei prossimi anni ... poi diventeranno sicuramente un competitor. Non dimentichiamo, però, che nel frattempo altri player sono usciti dal mercato, come Billa, Dico, Sisa. Si parla tanto dei nuovi arrivati e molto poco di chi se ne va.
Passiamo alla vostra politica di sviluppo …
Abbiamo in programma nuove aperture, con format piccolo intorno ai 2.500 metri quadrati, più grande non ci interessa perché il non-food inizia ad essere inutile.
L’ampliamento passerà dalle acquisizioni o ...
Diciamo che siamo all’ascolto ... le acquisizioni non possiamo programmarle ma dobbiamo essere pronti quando il momento è buono ed essere veloci. Io, personalmente, prevedo un decennio più di acquisizioni e fusioni tra gruppi, perché le nuove aperture sono sempre più difficili: la legge sul consumo del suolo da un lato ci complica la vita, dall’altro la riqualificazione dei terreni è un processo lento e complicato. L’aiuto che riceviamo in questo senso dalle istituzioni cambia in base al Comune. C’è chi ti viene incontro dandoti il massimo aiuto, chi offre invece il massimo della complicazione
Con la vostra altra anima Despar, quella del Sud Italia, come va?
Rispetto a un paio di anni fa siamo molto più uniti, c’è un interscambio di idee, informazioni e tendenze. Abbiamo ancora un vincolo da risolvere sulle centrali di acquisto diverse. Per ora va bene così ma in futuro vedremo se c’è una strada comune. Come Despar Italia siamo anche migliorati con Spar International, ad esempio aumentando l’esportazione dei prodotti italiani verso i Paesi Spar.
Parlando di private label?
Oggi abbiamo quasi tremila referenze e ogni anno ne lanciamo di nuove sviluppandoli insieme ai nostri fornitori. La nostra quota di private label sull’incidenza delle vendite è del 18,6%, in altri Paesi europei arriva al 40%, questo significa che c’è ancora spazio di crescita. Per farlo dobbiamo convincere i nostri clienti affiliati e centri distributivi a comprare più prodotti a marchio, poi far conoscere meglio il prodotto al consumatore con campagne di marketing e degustazione, infine dobbiamo lanciare prodotti in linea con le nuove tendenze velocemente, guardando anche all’estero per anticipare. Con l’olio di palma ad esempio siamo stati i primi.
Quali saranno i prossimi nemici free-from?
Lo zucchero e a seguire la plastica. E queste sono tendenze da intercettare prima di tutto come Mdd con i nostri produttori, non possiamo andare dall’industria e dir loro cosa fare. Anzi, da un certo punto di vista si è ribaltato il processo e siamo noi i primi a proporre.