All'inizio della pandemia, Trump aveva invocato il Defence Production Act per spingere aziende come la 3M a realizzare mascherine e la GM a fabbricare ventilatori polmonari. Oggi, che il nuovo obiettivo da raggiungere nella lotta al Covid-19 è la distribuzione a tappeto del vaccino, sono i retailer Usa a scendere spontaneamente in campo per offrire il loro aiuto (e procacciarsi intanto le dosi per i loro dipendenti).
In linea con la nuova spinta impressa dal neonato Governo Biden, le farmacie e i negozi di alimentari dovrebbero svolgere un ruolo importante nella distribuzione dei vaccini, come sottolinea anche la Cnn. Si parla di un programma di partnership con 19 catene di farmacie, rivenditori e associazioni che rappresentano oltre il 40% del canale farmaceutico Usa.
Secondo la stampa internazionale, Walmart prevede ad esempio questa settimana di distribuire il vaccino in 5.000 location degli Stati Uniti a partire da sette Stati. La speranza è di fornire dosi da un numero di 10 a 13 milioni al mese in linea con le regole di ciascuno Stato, che determina quali gruppi di popolazione sono idonei a ricevere il vaccino per primi presso le farmacie Walmart.
Amazon, dal canto suo, ha scritto una lettera al presidente Biden offrendo la propria esperienza logistica. Ha anche firmato un accordo con un operatore sanitario per somministrare vaccini nei suoi magazzini negli Stati Uniti e ha supportato un ospedale di Seattle per fare le vaccinazioni presso il suo quartier generale. Anche Starbucks e Costco stanno collaborando con lo Stato di Washington per fornire vaccini agli ospedali e presidi di vaccinazione.
Come accennato sopra, naturalmente, esiste per i retailer coinvolti un vantaggio importante, quali le vaccinazioni prioritarie per i propri dipendenti, ottenuto esercitando una certa pressione collettiva, ma anche un risvolto positivo lato marketing sociale. Nel primo caso, come ovvio, si tratta di un importante plus che consente di riprendere le proprie operazioni di business con maggiore tranquillità.