Si tratta di un mercato sempre meno di nicchia, che coinvolge un numero crescente di consumatori, tanto che -secondo le stime di Fairtrade- in Italia, nel 2007, il suo valore ha superato il 110 milioni di euro, crescendo di un ulteriore 10%. Nel 2006, livello mondiale, per l'acquisto di prodotti a marchio Fairtrade, i consumatori hanno speso 1.6 miliardi di euro con un aumento del 41% rispetto all'anno precedente, che ha portato vantaggi ad oltre un 1,4 milioni di produttori e lavoratori del sud del mondo.
Le categorie che hanno registrato le maggiori crescite sono state il cacao (+93%), il caffé (+53%), il tè (+41%) e le banane (+31%).
Una presenza che aumenta nella Gdo
Dal 1995 il marchio di garanzia Fairtrade è giunto sugli scaffali dei supermercati italiani: è un bollino che certifica la provenienza dalle organizzazioni del Sud del mondo, iscritte ai registri di FLO (Fairtrade Labelling Organizations International, il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia equosolidale). Nel corso del 2006 FLO ha stimato che il commercio del caffé a marchio Fairtrade ha portato alle cooperative all'incirca 41 milioni di euro in più rispetto a quanto ne avrebbero ricavato da una vendita al mercato tradizionale.
Sono davvero molte le catene di supermercati (ma anche i discount fanno spazio sugli scaffali: Lidl li ha introdotti nei suoi pdv lo scorso ottobre) che propongono i prodotti del mercato equo, come per esempio Coop, Conad- Leclerc, GS, Famila, Naturasì, B'io, Sigma, Unes, Bennet. Nel 2006, la presenza di prodotti equosolidali nella gdo è aumentata del 28%. Ma all'aumento delle vendite corrisponde anche un incremento del numero dei licenziatari (aziende che vendono il prodotto confezionato con marchio Fairtrade): nel 2006 sono passati da 1514 a 1954.