Un anno non facile, ma prospero per Caseificio Silvio Boi: un fatturato che sfiora i 5 milioni di euro, con una percentuale export del 5% e una distribuzione per canale che lo ha visto presente all'85% sul mercato Horeca e per un 10% nella gdo. A metà ottobre, l’azienda ha registrato una crescita annua del +10% a fatturato. Terminale di una filiera che può potenzialmente consentire la lavorazione aziendale di circa 8 milioni di litri all’anno tra latte ovino e caprino, l'impresa dà lavoro a una ventina di dipendenti e 120 conferitori di latte.
A descrivere catalogo e strategie dell'azienda sarda di Ogliastra, attiva sin dagli anni Cinquanta grazie al fondatore Silvio Boi e rimasta oggi a conduzione familiare con la dirigenza dei suoi figli, è il direttore marketing e vendite, Carlo Murgia. “Trattiamo solo formaggi ovini e caprini, a pasta dura (con una stagionatura dai 3 ai 24 mesi), a pasta semi-dura (con stagionatura dai 20 ai 40 giorni) e pasta molle (fino a 20 giorni di stagionatura). Siamo tradizionali, specificità che ci distingue da praticamente tutti gli altri caseifici che ormai lavorano in modalità industrializzata. Una specificità che ci porterà sempre di più a difendere quei processi, accortezze e manualità che garantiscono prodotti di qualità organolettiche superiori. Tutto ciò lo stiamo facendo coincidere con una logica consumer driven, cui fanno seguito i trend di gradimento registrati dai consumatori dei prodotti Pecorini & Caprini. Contiamo di consolidare la crescita finora realizzata e stiamo programmando investimenti per il 2021, riguardanti nuove modalità di servizio e trasporto verso i nostri clienti, che si stanno rivelando cruciali in seguito al cambiamento dello scenario economico post Covid”.
Con i suoi settant'anni di storia, uno tra i più antichi caseifici della Sardegna, nonché tra i fondatori del consorzio “Pecorino Sardo DOP”, il Caseificio Silvio Boi ha infatti piacere di contraddistinguersi quale detentore dell'antica tecnica manuale della “frugatura”, una tradizione che riferisce essere ancora praticata in zona solamente da altre due aziende sarde e che attesta conferisca caratteristiche qualitative e organolettiche superiori al prodotto rispetto alla lavorazione industrializzata. Grazie ai suoi diffusi pascoli allo stato brado o semi-brado esclusivamente in Ogliastra, ossia la “Terra dei Centenari”, l'azienda assicura inoltre come gli animali godano di vasti terreni ad inquinamento zero, con conseguente beneficio nella loro alimentazione e quindi nella qualità del latte.
Per quanto riguarda i nuovi prodotti introdotti durante questo anno, è ancora il direttore commerciale Carlo Murgia a sottolineare “Nella linea dei prodotti a latte crudo, in seguito ad analisi e selezioni sui nostri 120 conferitori attuali, abbiamo individuato una piccolissima rosa di 5 allevatori capaci di fornirci già al momento della consegna un latte microbiologicamente puro e di altissime qualità organolettiche. Secondo le analisi del laboratorio incaricato, la presenza batterica di tale latte è praticamente identica a quelle presenti nelle analisi di uno che ha subito il processo di pastorizzazione. Tali allevamenti risiedono esclusivamente nelle immediate vicinanze del Caseificio, quindi nel cuore dell’Ogliastra.Appartengono a professionisti che si attengono ad elevati standard prodottivi che ne assicurano il rispetto delle norme igieniche più stringenti. Il beneficio di tutto ciò è aver riportato in vita i sapori antichi, oggi scomparsi del vero formaggio pecorino sardo che veniva consumato dai nostro bisnonni nel nostro “Ruà”. Quanto invece alla linea prodotti “meno sale”, per rispondere al trend crescente legato a formaggi salubri, siamo fieri di proporci come primi e unici nel mercato dei pecorini sardi, capaci di andare incontro alle esigenze di un ridotto contenuto di sodio, su due dei nostri prodotti attuali: “Gjoia” & “Nìu”. La comunicazione del basso contenuto di sodio avviene direttamente in etichetta, con un logo dedicato ad identificare la linea di prodotti “meno sale”. Il Gjoia si attesta al meno 50% di sale con la combinata “senza lattosio”; il “Nìu” invece si spinge oltre, arrivando al meno 66% di contenuto di sale”.