Beko, marchio internazionale di elettrodomestici del gruppo Arçelik e il secondo marchio in Europa nel bianco, ha promosso un importante Convegno Istituzionale per fare luce sull’emergenza dell’inquinamento da microfibre: un momento che ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali e accademiche nonché di protagonisti della sostenibilità per inquadrare il problema e delineare un percorso di possibili soluzioni sul tema.
Il convegno, che si è svolto a Venezia a bordo della nave scuola Palinuro, approdata alla Serenissima nei primi giorni di ottobre, dopo aver solcato le acque del Mediterraneo, ha coinciso con la sesta tappa della Campagna internazionale “Only One: One Planet, One Ocean, One Health” lanciata dalla fondazione ambientalista Marevivo, Marina Militare e Fondazione Dohrn e supportata da Beko, per sensibilizzare istituzioni e grande pubblico sul tema della transizione ecologica.
Una prima soluzione concreta da parte di Beko è il lancio sul mercato di FiberCatcher, il primo sistema di filtraggio integrato nelle lavatrici di ultima generazione, in grado di raccogliere e trattenere oltre il 90% delle microfibre rilasciate dagli indumenti sintetici, che andrebbero altrimenti a inquinare le acque, il suolo, e quindi gli alimenti di cui ci nutriamo. “Oggi siamo qui anche per informare e proporre soluzioni tangibili: la concretezza è un approccio che caratterizza Beko da sempre -ha sottolineato Francesco Misurelli, Ceo di Beko Italy-. Ci siamo imbarcati nella campagna ‘Only One’ perché crediamo nella necessità di fare cultura, di fare educazione anche con piccoli gesti quotidiani. Per noi oggi è un tassello di un percorso di sensibilizzazione sulla rotta della sostenibilità, che vuole dare il via ad una sorta di Effetto Domino. Da sempre Beko fa la sua parte impegnandosi per tutelare l’acqua: abbiamo studiato a fondo quanto il mare e gli oceani giochino un ruolo fondamentale per il mondo in cui viviamo; abbiamo constatato che ognuno di noi mediamente ingerisce 5 gr di plastica, l’equivalente di una carta di credito a settimana, per lo più rilasciata dagli indumenti sintetici durante i lavaggi: ci siamo chiesti come una grande azienda come la nostra potesse intervenire ed eccoci qui con FiberCatcher, un brevetto che mettiamo a disposizione anche dei nostri competitors, perché solo un’azione sinergica può condurre a grandi risultati.”
Questa rappresenta una prima soluzione nel mondo degli elettrodomestici, che non è l’unico settore ad aver colto questa sfida ambientale globale: l’universo fashion è da tempo impegnato nello studio di tessuti sostenibili e sviluppo di modelli alternativi di produzione più responsabili. Il lino ad esempio -come ha evidenziato Pierluigi Fusco Girard, Ad Linificio e Canapificio Nazionale nel corso del suo intervento- oltre ad essere il materiale più antico al mondo, detiene il primato di sostenibilità grazie al minore impatto sull’Ambiente.
Ma vediamo nel dettaglio i dati emersi durante il convegno che ha rappresentato, di fatto un’istantanea dell’emergenza.
Il mare è fonte di vita, produce il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe un terzo dell’anidride carbonica prodotta, se è in buona salute, è il più grande regolatore del clima e scrigno di preziosa biodiversità. Beko, marchio leader di elettrodomestici che, attraverso le sue tecnologie, promuove il rispetto delle risorse idriche, ha avviato nel 2022 un sodalizio con Marevivo, fondazione ambientalista che da quasi quarant’anni si batte per la tutela del mare. La volontà comune è quella di informare ed educare, per incoraggiare cittadini e consumatori a fare, ognuno, la propria parte.
Durante il convegno è emerso che di 13 milioni di tonnellate di plastica che si riversa ogni anno nei nostri mari, un terzo proviene dalle microfibre rilasciate durante il lavaggio dei capi in lavatrice. Un carico di lavatrice produce, infatti, tra i 6 e i 17 milioni di microfibre di cui il 40% non viene catturato dai filtri né dagli impianti di depurazione, e finisce in mare, dove viene ingerita dagli organismi che lo abitano e entrando, di fatto, nella nostra catena alimentare. L'obiettivo della campagna #stopmicrofibre è proprio sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tipo di inquinamento. "Il dibattito -ha sottolineato Raffaella Giugni, responsabile delle Relazioni Istituzionali Marevivo- è, quindi, occasione importante per affrontare una problematica complessa e globale e trovare soluzioni, grazie all’impegno delle Istituzioni, del mondo accademico e delle aziende virtuose che già introducono processi produttivi sostenibili e l'uso di tecnologie innovative. Possiamo raggiungere l’obiettivo e arginare il problema cominciando proprio dalle nostre case, dalle nostre azioni quotidiane”.
“L’inquinamento da plastiche e microplastiche è un’emergenza che colpisce tutti i mari e gli oceani del mondo, e oggi sappiamo che la maggior parte di questo inquinamento è dovuto alle microfibre di origine tessile -ha dichiarato Francesco Regoli, direttore Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente Università Politecnica delle Marche, che ha scattato un’istantanea dell’emergenza-. La loro produzione è in costante crescita ed ha raggiunto i 120 milioni di tonnellate nel solo 2019. Le microfibre si ritrovano in tutti i mari con concentrazioni che vanno da 1 fibra ogni 50 litri, fino ad oltre 25 fibre per singolo litro d’acqua. Abbiamo evidenze chiare della loro ingestione da parte di tutte le specie marine con frequenze che possono superare il 90% degli organismi analizzati e le microfibre dai tessuti sono 10 volte più alti rispetto a quelli delle altre microplastiche. I loro effetti si stanno rivelando gravi per gli organismi che le ingeriscono”.
A chiudere il Convegno, l’intervento di Caterina Occhio, membro Comitato Scientifico Sostenibilità dell’Accademia Costume & Moda, che ha delineato una panoramica sulle azioni che il settore moda sta implementando: “Il settore della moda sta per attraversare un momento di grande trasformazione imposto da un lato da un quadro normativo Europeo che sta finalmente tracciando la strada verso un cambiamento necessario e dall’altro da un consumatore che, attraverso il ricambio generazionale, richiede prodotti sempre più sostenibili. L’Accademia con grande senso di responsabilità si vuole porre al centro di questa trasformazione affrontando tutti i temi rilevanti per poter formare una nuova generazione di designer, comunicatori e manager della moda consapevoli e responsabili.”