La complessità della situazione internazionale pone sotto i riflettori la distribuzione moderna, anche in questo momento come già due anni fa con la pandemia. I prezzi aumentano e il 76% degli italiani avrebbe già percepito il cambiamento sui generi alimentari di prima necessità (dati febbraio 2022 Global State of Consumer Tracker, Deloitte), in generale il costo della vita cresce, e il problema dei furti in negozio rischia di farsi sentire maggiormente sulle differenze inventariali. Il lavoro di contenimento dovrebbe quindi affiancare misure legate alla sicurezza con altre di ottimizzazione di magazzini e inventari.
Ma quali elementi tenere in considerazione, e come intervenire? Partiamo dai dati 2020 dello studio “Sicurezza nel retail in Italia 2021” realizzato da Crime&Tech, spinoff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con il supporto di Checkpoint Systems Italia.
Quali sono i prodotti più a rischio
Nel 2020, dice lo studio “Sicurezza nel retail in Italia 2021” realizzato da Crime&Tech, spinoff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con il supporto di Checkpoint Systems Italia, il valore delle differenze inventariali nella gdo in Italia ammontava a 3,48 miliardi di euro, pari all’1,41% del fatturato delle aziende.
Il settore più colpito era quello alimentare: supermercati, ipermercati e discount registravano la perdita di fatturato più consistente, l’1,89%.
I furti avvenivano prevalentemente tra le 18,00 e le 20,00 o al momento del pranzo, tra le 12,00 e le 14,00 e soprattutto durante la settimana lavorativa. Gli alcolici sono la categoria più rubata sia per numero di pezzi che per valore, seguiti da caramelle e cioccolato, prodotti in scatola, salumi e formaggi, caffè e profumeria. Il trend anno su anno dell’impatto delle differenze inventariali sul fatturato è in diminuzione, anche se lieve: da 1,99% del 2019 a 1,89% del 2020, probabilmente anche a causa della pandemia. In realtà il dato delle differenze inventariali è fatto di tante componenti diverse tra le quali i furti a carico dei clienti incide in maniera rilevante, ma considerando che in realtà il 52% di queste perdite (nel 2019 la percentuale era più bassa) non ha ancora una causa riconosciuta. Dopo i furti esterni, tra le cause riconosciute ci sono gli errori amministrativi e contabili, i furti interni e rotture e scarti.
Tornando ai furti esterni, la modalità più diffusa è il taccheggio, a seguire il furto di necessità e il furto con scasso; meno frequenti rapine e frodi. La sottrazione avviene rimuovendo le etichette antitaccheggio o semplicemente nascondendo il prodotto in borsa o nello zaino. In altri casi la modalità è il grab&run, furto con fuga. Una parte dei furti è favorita dall’uso di sistemi di cassa alternativi alla tradizionale, sempre più presenti nella gdo e ora anche nei discount (Lidl di Via Ripamonti a Milano, una ristrutturazione avvenuta a febbraio). Il valore medio rubato è di 48 euro, ma con gradi differenze a seconda dei settori merceologici, mentre le regioni più colpite per numero di taccheggi sono Campania, Abruzzo e Lombardia, quelle con il maggior impatto a valore sono Lombardia ed Emilia-Romagna.
Come le tecnologie possono aiutare
La tecnologia può aiutare a ridurre il problema e agisce su fronti diversi. Per l’inventario, cercare di renderli più frequenti e completi grazie alla tecnologia Rfid, si pensi che il 43% della gdo dichiara di fare ancora inventari manuali; nella riduzione degli sprechi, la tecnologia per la gestione dei prodotti freschi, che pesano sulle vendite dal 50 al 60%. Anche questo è un tema legato all’inventario. E sistemi di sicurezza mirati sulle problematiche specifiche di ciascun negozio, in base al territorio.