In occasione di Tuttofood 2023, si è tenuto il convegno “Better Future. Brand e insegne incontrano l’innovazione sostenibile” moderato dalla direttrice di Mark Up, Gdoweek e Fresh Point Magazime, Cristina Lazzati. Al centro il futuro sostenibile delle referenze a scaffale, con i trend del settore e con le scelte che il mondo del retail ha compiuto e compierà per continuare a evolvere e innovare.
Ad aprire i lavori Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy che racconta il ruolo centrale delle informazioni sulle confezioni: “Questo proliferare di informazioni in etichetta è dovuto sicuramente all’imposizione di legge, con il legislatore che interviene sempre di più. C’è poi l’esigenza del consumatore sempre più consistente: legge e va a caccia di informazioni per scegliere consapevolmente. Infine, le aziende stesse hanno cavalcato il boom, trasformando le informazioni in etichetta come un nuovo mezzo di comunicazione”. Per essere trasparenti è necessaria un’evoluzione fornendo ai consumatori un accesso immediato alle informazioni; per questo, Gs1 propone il codice a barre di domani: la smart label con qr code che permette al cliente in store di leggere tutte le informazioni in maniera semplice e frictionless.
Essere pragmatici
L’etichetta, quindi, è un punto di riferimento sempre più importante per il consumatore divenendo essenziale anche nella decisione d’acquisto. I brand si stanno muovendo più o meno rapidamente per mutare e adattarsi a una sostenibilità che sia più reale e realistica. “Le nuove generazioni pensano al benessere che si traduce non solo in cibo salutare, ma anche buono -afferma Francesco Bruschi, head of strategy di FutureBrand Milano-. I brand passando dal claim ‘Buono per il Pianeta’ a ‘Buono per me’, che racchiude un universo più ampio”. L’idealismo non serve più, i giovani consumatori cercano il pragmatismo per giungere realmente al punto: a questa tendenza il brand risponde con una sorta di new vint
age on pack per la riscoperta di antichi valori anche in maniera provocatoria. È cruciale mettere in ordine le carte in tavola e sopperire alla confusione estrema in cui si trova il consumatore soprattutto sulla sostenibilità: “Per questo motivo, con un consumatore più razionale e competente, il retail è tenuto a educare in questa direzione -afferma Alessandra Corsi, direttore marketing e dell’offerta mdd di Conad-. Noi siamo attivi con il progetto ‘sosteniamo il futuro’ e il nostro grande focus sono le mdd: più del 70% delle nostre confezioni è riciclata e/o riciclabile”.
Il retail come educatore
"Se il consumatore non è disposto a spendere di più per un prodotto a filiera sostenibile, stiamo sbagliando noi qualcosa”, esordisce Roberto Selva, direttore marketing di Esselunga. Si parla sempre di sostenibilità ambientale, di cura del pianeta, ma sostenibile deve intendersi anche il rapporto tra insegna e consumatore. “Molte soluzioni hanno un costo troppo alto - Grégoire Kaufman, direttore generale di Crai Secom-. La sostenibilità passa anche per il potere d’acquisto del consumatore. L’innovazione sostenibile mette in gioco il ruolo della gdo e dell’insegna con il cliente: finora il supermercato è visto come un posto in cui fare la spesa, ma deve essere anche un luogo e un’occasione di divulgazione dal ruolo pedagogico”.
Fare un bilancio di sostenibilità significa rendicontare il proprio operato e rendersi conto del punto in cui ci si trova. “Dal 2013 lavoriamo in primis sulla cultura -spiega Fabio Sordi, direttore commerciale di Gruppo Selex-. Il nostro fulcro sono gli ingredienti: per esempio abbiamo eliminato le uova da galline non allevate a terra da tutti i nostri prodotti, e lo abbiamo fatto in maniera graduale perché la sostenibilità è anche dei fornitori”.