All'Assemblea di Confcommercio di giovedì 23 il presidente Carlo Sangalli aveva ribadito il no allo scambio Iva-Irpef e il ministro Paolo Romani, nel suo intervento, aveva rassicurato tutti dicendo che il governo non avrebbe appesantito le aliquote Iva (vedi Il Sole 24 Ore del 24 giugno pag 22).
Ieri arriva, invece, la notizia, ripresa da molti organi di stampa, che con la riforma del fisco e la riduzione dell'Irpef a sole tre aliquote, Tremonti ha intenzione di aumentare di un punto percentuale le aliquote Iva del 10 e del 20.
Questo il commento della Coop: “Contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Romani, veniamo a
conoscenza dell'innalzamento di un punto percentuale delle aliquote IVA.
Una mossa perfetta per affossare la già scarsa propensione al consumo
degli italiani in un contesto di perdurante difficoltà economica e,
aggiungiamo, un modo per peggiorare le condizioni di vita dei ceti meno
abbienti". Segue il comunicato.
Il comunicato della Coop
"Innalzamento di un punto percentuale delle aliquote IVA al 10 e al 20%. È quanto contenuto nella bozza di riforma anticipata all'Ansa questo pomeriggio. L'esatto contrario di quanto sostenuto appena pochi giorni fa da un autorevole Ministro del Governo (Il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, durante l'Assemblea annuale di Confcommercio) e una mossa perfetta per affossare la già scarsa propensione al consumo degli italiani. È questa la posizione di Coop, la più importante insegna della grande distribuzione italiana (12,9 miliardi di fatturato, 1.444 punti vendita, oltre 56.600 addetti) e al tempo stesso organizzazione di consumatori con oltre 7,5 milioni di soci. L'aumento di un punto percentuale potrebbe sembrare poca cosa, in realtà è davvero mettere le mani in tasca degli italiani meno abbienti.
Secondo l'Ufficio Studi di Ancc-Coop, l'incremento dell'Iva potrà pesare per circa 290 euro di costi addizionali sui consumi della famiglia media italiana. Naturalmente pesando proporzionalmente di più su quelle più disagiate. Dentro i termini interessati all'aumento stanno i prodotti di largo consumo che fanno parte della spesa quotidiana di tutti (le carni, i biscotti, i cereali) ma anche i prodotti farmaceutici, le bollette del gas e dell'elettricità. Non è solo un'occasione per mortificare consumi già depressi, ma davvero un modo per penalizzare consumi e consumatori.
Gli italiani non lo meritano”.