Quando Dispensa Emilia nacque come idea del fondatore (e attuale presidente) Alfiero Fucelli, Facebook rivoluzionava il mondo della rete con il primo social network, le Olimpiadi tornavano ad Atene per la prima volta nell’era moderna, la prima sonda spaziale atterrava su Marte. Era il 2004. Si era ancora agli inizi di questo millennio aperto dall'attentato alle Torri Gemelle. Nel fermento dell'esordio, a Casalecchio di Reno nasceva Dispensa Emilia: l'idea di base, nonché obiettivo di business, era trasformare le tradizionali tigelle dell’Appennino emiliano in un prodotto di massa. La prima Dispensa era, infatti, poco di più di una tigelleria: oltre a quei pani tondi farciti al momento, i clienti bolognesi trovavano una varietà di insalate. Nient'altro. Solo più tardi, con i primi ristoranti a Modena, vennero introdotti altri due componenti immancabili della cucina emiliana: lo gnocco fritto e i primi piatti tipici della cucina emiliana.
Dispensa Emilia ha rivoluzionato la modalità di fruizione della cucina regionale attraverso il format fast casual che abbina la velocità e la convenienza della ristorazione veloce con ordine e pagamento in cassa, al comfort del servizio al tavolo e alla qualità di un vero ristorante. Dal primo storico locale aperto nel 2004 nel centro commerciale Shopville di Casalecchio di Reno, oggi Dispensa Emilia si appresta a inaugurare a Ravenna il suo 50° ristorante (anch'esso, come gli altri, in gestione diretta) e ha esportato la sua ricetta oltre i confini dell’Emilia e della Romagna, arrivando a coprire Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio e Campania: 7 regioni del Paese dove l’azienda dà lavoro a oltre 900 persone.
Dal 2018 fa capo al fondo Investindustrial di Andrea Bonomi. Negli ultimi anni ha registrato una crescita importante, con un fatturato salito dai 35 milioni di euro del 2022 ai 49 milioni del 2023 e la previsione di avvicinare i 60 milioni a fine 2024.
“Grazie alla gestione diretta di tutti i locali, stiamo crescendo senza perdere di vista i nostri tratti distintivi, che cominciano dalla qualità artigianale dei nostri piatti - commenta Alessandro Medi, Ad di Dispensa Emilia-. Questi 20 anni di successi sono il frutto della capacità di coniugare bontà, comfort e accoglienza tipici della tradizione emiliana e un’esperienza di consumo all’insegna di rapidità e accessibilità di spesa, con uno scontrino medio tra i 10 e i 15 euro a testa. E vogliamo continuare in questa direzione, contenendo l’incremento dei prezzi senza rinunciare a qualità del prodotto e rapidità del servizio, per diventare la prima alternativa del mangiare fuori casa, conveniente per tutti e con una personalità distintiva sul mercato. Dal punto di vista dello sviluppo, l'obiettivo del nostro piano triennale è arrivare a una presenza qualificata in buona parte del Centro Nord, con una media di 10-15 aperture l'anno, sia su strada sia all'interno di centri commerciali, avvicinandoci al traguardo dei 100 milioni di euro di fatturato nel triennio”.
Geografia dello sviluppo
Il focus territoriale del brand, nel breve periodo, resterà concentrato su Nord e Centro Italia, con particolare attenzione a tre regioni: l’Emilia-Romagna, dove sono previste 5 nuove aperture nei prossimi 6 mesi per coprire così tutte le provincie della Regione; la Lombardia e il Veneto, dove Dispensa Emilia pianifica un'apertura a Marghera per il 2025. I prossimi ristoranti apriranno soprattutto sulle grandi arterie stradali come la Via Emilia e la Statale Romea, con il format stand alone, cioè immobili indipendenti con affaccio su strada e parcheggio. Previsto anche lo sviluppo nel Sud Italia e all'estero, con avvio di accordi in franchising e partnership per le location geograficamente distanti, e l’obiettivo di potenziare il format dei ristoranti compatti, di dimensioni più contenute per presidiare anche i centri commerciali più piccoli e i centri storici.
Ampliamento del centro produzione
Un terzo di quello che viene servito a tavola è preparato direttamente da Dispensa Emilia nell’unità produttiva di Modena, che a breve si amplia dagli attuali 1.500 mq di laboratori ad almeno 3.000 mq per accompagnare il piano di sviluppo di nuove linee prodotto e mantenere il controllo qualità genuinità.
“Molti dei semilavorati che utilizziamo sono preparati nella nostra unità produttiva, dalle tigelle allo gnocco fritto fino al ragù e alle polpette, con materie prime e fornitori locali, molti dei quali sono con noi dal primo giorno di 20 anni fa –spiega Alfiero Fucelli– per essere poi cucinati e impiattati al momento dell’ordine nei ristoranti, davanti agli occhi dei clienti, grazie alle cucine sempre a vista. Così preserviamo l'artigianalità e la tradizione culinaria dell'Emilia. Nei nostri ristoranti ci si sente a casa, accolti in un’atmosfera confortevole e familiare: un vero e proprio invito alla convivialità, che contraddistingue da sempre noi italiani, e che puntiamo a esportare nel mondo”.