L'abbinamento tra vendita di cibo e ristorazione rappresenta un modo di vivere la spesa che valorizza il negozio fisico. “I retailer sono impegnati nel diversificare le attività con offerte e servizi unici per attirare i clienti -spiega Enrico Manca, direttore design retail di Interstore | Schweitzer-. Per dare più credibilità e valore anche alla ristorazione vengono adottate strategie diverse, dalle acquisizioni a partnership con produttori, artigiani e ristoratori, fino alla creazione di marchi, come Elisenda di Esselunga, a seconda del modello di business perseguito e della customer experience che si vuole offrire. Che si tratti di installare pop up gastronomici o di portare in negozio un marchio consolidato -prosegue Manca- l’obiettivo rimane quello di aumentare il flusso di clienti e l’offerta di prodotti a maggiore marginalità”.
Così, alcuni retailer puntano su internazionalità ed elevata qualità, come Central Food Hall Ladprao di Bangkok, che ha creato una struttura fluida nella quale retail e ristorazione si fondono: la Central Eatery con cucine a vista è al centro dello store, tra i freschi, con un’offerta che va dalla pizza al sushi, dalla carne tedesca ai formaggi francesi, al vino. Agli amanti del buon cibo si rivolge anche Bridge a Zurigo, un “ponte” che offre esperienze ed eventi da vivere in comunità. Il market è affidato a 36 partner, selezionati per unicità e trasparenza, riuniti in un’area ristorazione con 9 spazi, dall’aperitivo italiano allo street food messicano, fino al ristorante giapponese. A unire le esperienze, il FoodLab per corsi ed eventi.
Edeka Zurheide a Düsseldorf, invece, propone un format nel quale ciascun banco dedicato è affiancato da uno spazio ristorazione con proprie sedute: così, la macelleria ha lo Schinken (prosciutto in tedesco) Bar, la pasticceria la sua caffetteria, il banco formaggi e la gastronomia sono abbinati al Mozzarella Bar all'italiana, mentre per l’enoteca è preferito lo Champagne Bar. “All’attenzione dei consumatori verso offerte food sane e sostenibili i retailer stanno rispondendo con l’ampliamento dell’assorti- mento di prodotti regionali di produttori locali -precisa Manca-. L’intento di creare un’atmosfera autentica, da mercato, spinge a investire sulla formazione del personale, che deve essere in grado di consigliare i clienti”. Parliamo di formule come Eataly, Mercato Centrale (si veda Gdoweek 15, 1/10/21) e Good Wine, che, partito a Kiev 10 anni fa con il vino selezionando produttori locali e di nicchia, si è ampliato al cibo con Yellow Place progettando un luogo di esperienze e incontri, con proposte internazionali.
Anche la gdo di casa nostra sta trovando nuove risposte e gli esempi non mancano, come dimostrano le esperienze di Sapori&Sorrisi di Spazio Conad, che a Vimodrone (Mi) sta organizzando serate a tema con promozioni collegate per fare vivere lo spazio più a lungo, o al Bar Atlantic di Esselunga, che utilizza nei menu gli item venduti nel super e li promuove con iniziative ad hoc.
In prospettiva, l’incontro tra ristorazione e servizi digitali apre opportunità tutte da esplorare per il gastro-retail. Lo dimostrano progetti come le Cesarine, 1.500 cuoche riunite in un network per creare eventi legati alla cucina nelle proprie case. Con la pandemia è nato l’e-Commerce di specialità della tradizione italiana, come ragù bianco, cremosa di cacio e pepe, crostino toscano, zabaione. Primi segnali che anche il gastro-retail ha la sua anima omnicanale.