Sempre più potenti, sempre più specializzate, le marche del distributore sono oggi a tutti gli effetti un player importante, ma non solo a scaffale, anche nella loro capacità, a monte, di influenzare gli andamenti di un settore, di disegnarne i trend e, non ultimo, di determinarne il valore di mercato. Da sempre, la gdo ha avuto in mano gli strumenti per influenzare la produzione, ma ha deciso di non avvalersene (mancanza di tempo, di competenze?), preferiva corteggiare le grandi marche, e gestire i follower. Poi, come in tutte le storie d’amore, c’è stata una crisi e si è cominciato a tirare una coperta sempre troppo corta; promozioni su promozioni hanno sfilacciato il rapporto, dagli scaffali se ne sono andati i brand meno rilevanti, che via via hanno fatto spazio alle mdd, i punti di vendita si sono rimpiccioliti e di nuovo si è posto l’obbligo per i distributori di fare delle scelte. In tutto questo, il consumatore chiedeva e chiede rassicurazione, salubrità, prezzo, e lo chiede oggi al distributore che ha scelto (o forse non ha avuto scelta?) di entrare nel gioco, prima timidamente poi sempre più da protagonista. Un non ritorno? Non lo sappiamo ancora ... vigiliamo.
La metamorfosi del comparto agroalimentare: è apparso il cromosoma MDD. L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Gdoweek n.1/2018)