Auchan Holding ha comunicato i risultati semestrali 2016. Il giro d'affari tiene (26.106 milioni di euro, +0,8% a tassi di cambio costanti), stabile anche l'Ebitda fissato a 1.043 milioni di euro (+0,1%), ma è calo termico da brivido per l'utile di gestione corrente ante imposte (296 milioni, -13,2% a tassi costanti), e per il risultato netto delle attività principali che scende 117 milioni (-22,4% a tassi costanti). Crollo verticale per l'utile netto di gruppo che piomba da 31 a 4 milioni di euro, -87,2%.
Si tratta di un problema prettamente fiscale: Auchan Holding ha dovuto contabilizzare la Tascom (la tassa che si paga sulle superfici commerciali: un onere intermedio tra il plateatico e la nostra Imu) sul bilancio del primo semestre caricandovi l'equivalente di un anno e mezzo di tassa. In pratica, il montante fiscale esigibile al 1° gennaio 2016 (69 milioni di euro), è stato contabilmente registrato nella voce "Altri prodotti e oneri eccezionali" con la conseguenza di sballare tutti gli utili a cascata successivi all'Ebtida.
Nel comunicato stampa diramato da Croix non si fa menzione della perdita di circa 200 milioni del mercato italiano, ma nel complesso "l'Italia evidenzia segnali incoraggianti: la trasformazione del modello commerciale, condotta dal 2014, sembra cominciare a portare i suoi frutti".
Auchan realizza il suo giro d'affari (25.369 milioni su totali 26.106) quasi interamente con la divisione retail alla quale fanno capo 969 ipermercati, 2.671 esercizi di prossimità, 170 "drive".
Groupe Auchan prevede di incrementare gli investimenti nel 2° semestre 2016 (nel 1° sono ammontati a 601 milioni di euro), e quindi di riportarli a un livello superiore a quello del 2015. L'Asia resta la prima area geografica: Auchan vi investe il 31,4% del totale per sviluppare Auchan Retail in Cina (dove ha aperto 11 ipermercato in più) e Immochan. Segue la Francia con il 30,5%: in Madrepatria Auchan investe per ammodernare il parco esistente.